La cecità intellettuale dell'occidente.
Ettore Gotti Tedeschi.
Diretto, coinvolgente, volutamente e dichiaratamente provocatorio. Così Ettore Gotti Tedeschi, protagonista di una relazione al Rotary Club Piacenza dal titolo «La cecità intellettuale in Occidente». Una serata particolarmente interessante e strettamente agganciata all’attualità dei nostri giorni, in linea con lo spirito della conviviale voluta dal presidente del club Luigi Swich. Un excursus sull’attuale situazione geopolitica mondiale, alla luce dei recenti conflitti e degli imminenti appuntamenti elettorali; un’analisi declinata in pochi minuti, tenendo conto dei tempi e della cornice di convivialità, ma comunque profonda e graffiante, visto anche il calibro del relatore.
La denatalità come prima causa comune di tutti i problemi dell’Occidente è stato il filo conduttore dell’intervento. E così le mai risolte crisi economico finanziarie, la disoccupazione, l’inflazione, il declino del senso morale e spirituale, le emergenze ambientali, per citare solo alcuni dei problemi che affliggono oggi il mondo occidentale, sarebbero riconducibili alla denatalità.
Dall’inverno demografico agli effetti di questo fenomeno sul Pil – ha ricordato l’economista piacentino – il passo è breve: per compensare la riduzione della popolazione si è favorita la crescita dei consumi individuali facendo esplodere il fenomeno del consumismo. Un boomerang. Con la scelta del consumismo infatti si è dovuto accrescere artificialmente il potere di acquisto immettendo sul mercato beni a basso costo prodotti in Asia, ove il costo del lavoro era e tuttora è assai più basso rispetto all’Occidente, con un ciclo che ha puntato sulla delocalizzazione e sulla successiva reimportazione per rivendere a prezzi stracciati.
Accanto al fenomeno della denatalità anche quello dell’invecchiamento della popolazione “In Occidente in 50 anni i pensionati sul totale della popolazione sono triplicati – ha ricordato Gotti Tedeschi – con l’aumento dei costi di sanità e welfare e con l’impatto inevitabile sulle imposte, che da circa il 25% del reddito in 50 anni sono quasi raddoppiate.
E i cambiamenti non si fermano qua, con una serie di ambiti e fenomeni che Gotti Tedeschi ha elencato con precisione e chiarezza ai soci del Rotary Club Piacenza: “L’interconnessione digitale, la transizione energetica, l’intelligenza artificiale (tutti fenomeni accelerati dall’esperienza del Covid) e ancora: l’immigrazione, il ruolo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti) negli equilibri delle economie mondiali e i cambiamenti della composizione dell’economia globale con il potere economico concentrato nelle mani di pochi potentissimi fondi finanziari.” Sono solo alcuni degli elementi di attualità che l’illustre e brillante relatore ha invitato a valutare per immaginare cosa dobbiamo aspettarci in futuro.
Una disamina lucida e documentata, lontana dal rigore di una lezione universitaria ma comunque autorevole nei contenuti. L’intervento, graffiante e per certi aspetti provocatorio, non poteva che sollecitare una reazione da parte dei numerosi presenti, attraverso l’incrocio di opinioni e considerazioni. E gli spunti non sono mancati, tra le tante domande almeno un paio sono da ricordare come sintesi e sigillo della serata.
“Quale potrebbe essere il ruolo della politica in tutto questo?” Gotti Tedeschi non ha dubbi “C’è effettivamente poco margine di azione per la politica l’unica via, forse, resta quella delle alleanze”.
E infine, mentre la serata volgeva al termine, una ultima domanda: “Ma in tutto questo scenario decisamente negativo, c’è qualcosa che ci può dare speranza?”. L’economista lascia capire che una speranza c’è e potrebbe partire dall’istruzione dei giovani, dalla loro formazione, dal ritorno a contenuti e a valori profondi. Serve però anche una consapevolezza che ancora manca. Si sente dire spesso che il problema dell’umanità è la sovrappopolazione e la mancata tutela dell’ambiente, ma le vere emergenze sono altre.
Si è parlato di cecità dell’Occidente in questa serata, ma si potrebbe anche dire che non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.